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Parole dipinte

Alcune recensioni musicali e letterarie di Claudio Gardenal, estimatore della musica e della letteratura poetica e narrativa.

Claudio Gardenal critico musicale

... A CHI VIVE DI MUSICA... Nel Silenzio Della Vita

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Opera (composizione vocale-strumentale): “Nel Silenzio Della Vita”.

Il sentiero della disagevolezza fa scura la parola nel cuore e le ore lente pare vogliano rubare la luce all’aurora… allora fai muovere a forza di remi la barca immaginaria del conforto e vorresti, chessò… invocare indulgenza, benevolenza, clemenza… Sì! Una minuscola espressione di rispetto, di considerazione, che si posino nella grande isola del mio petto… che vive di musica. Ma ecco che percepiamo, con novella sorpresa, penetrare in noi il leggero soffio di fascinose note… albeggiano nel campo della tenerezza, della serenità, in creazione nuova: “Nel Silenzio Della Vita”.

Il M° Antonio Brozzi, nelle sua magistralità, mirabilmente sposa la più succulenta melodia intramontabile, incessantemente invitante. Il M° Stefano Giugliarelli, il M° Manuel Petti ed il M° Antonio Brozzi… che sodalizio virtuoso! Non esiste un solo attimo di annacquamento (suppliscono grandemente ad ogni orchestrazione): eccellentissima e comprovata arte, abilità, valentìa… passione… amore! Le parole del M° Antonio sono biancicóre, chiarità: esse ci vengono affidate così come fa una persona innamorata il cui desiderio è che il cuore e le ore di chi ama trabocchino di speranza e ricchezza.

Con animo grato ed un augurio colmo di vita. Claudio Gardenal

Testo e Musica: Antonio Brozzi
Esecutori: Stefano Giugliarelli, Manuel Petti, Antonio Brozzi

La radio è femminile!

“La radio è femminile!”: opera magnificente, ideata dal M° e Direttore artistico Luca Bonutti, dove riscoperta storica e rinnovamento timbrico vanno a braccetto, nel segno di una sistematica attillatezza formale e sonora. Sensibile ed intelligente consonanza che sa recuperare l’esperienza diretta del processo creativo. Si rimane fascinosamente rapiti, con il cuore immerso nella più soave, romantica mestizia, dinanzi al suono e alla voce… ed al loro respiro originario. Sono “immagini sonore” che ci indicano le componenti fondamentali della poetica e della musica: arti vitali, sovrane, che si muovono senza posa nel tempo e che costringono gli orologi a non esistere.

Il lavoro di strutturazione della forma e della veste timbrico-strumentale, dell’idea del M° Bonutti, e l’adattamento, realizzati dal M° Concezio Leonzi, hanno donato, hanno conferito dinamismo ed una plasticità inopinabili, inescogitabili, all’opera. La bravura, la perizia, la valentìa, del M° Leonzi, sono irrefragabili verità.

Le “parti vocali”: Lorena Favot, Concezio Leonzi, Andrea Binetti e Davide Merlini. “Queste quattro voci” sono una trama lussureggiante di linee preziose e leggere, incisive e trasparenti. Emanazione di un lirismo appassionato, intimo e tranquillo. Sono voci saporite, gustose, tratteggianti caparbia originalità.

Il Coro Natissa di Aquileia, “cerca” e trova incessantemente cadenze dialoganti: un tutto soave ed incantevole. Succosamente si innerva sulle vene aurifere di questa “tradizione in movimento”: abilità frutto di un cammino artistico sfavillante e convincente. Coro Natissa di Aquileia: invero magistrale ed illuminato dallo straordinario talento del suo meritorio M° Direttore, il prezioso ed alacre M° Luca Bonutti, ingegno fecondo.

L’Orchestra Natissa di Aquileia: quindici eccellenze dirette dal M° Bonutti. Un “organico” dalla capacità illustrativa davvero rara che mestica sulla tavolozza sonora i colori della freschezza e della gentilezza, della solarità flessuosa e della snella ed indispensabile malinconia.

L’aurea luce della Signora Barbara Sandri Bonutti, “presentatrice e cuore narrante”, vale come documento esistenziale. Molto largisce: leggiadramente invita a frequentare la bellezza, aiuta a non disertare la bontà. Bello e buono e vero… è innegabile che, se non ho cuore ed orecchi sigillati, li potrò trovare insieme lungo il mio sentiero di lì a poco.

Il M° Luca Bonutti, nella veste di Direttore d’orchestra, di coro e cantanti, rifugge l’enfasi ed è un “misto” di intensità, controllo e “abbandono” che ingemma l’opera… Maestro che sa diventare spèglio sopra il quale far scorrere leggiadramente il canto e la musica.

“La radio è femminile!”: già!, è proprio così! Mentre l’uomo tende all’efficacia, la donna cerca l’espressività; l’uomo pensa con la propria testa… la donna con tutto il suo essere; l’uomo ragiona… la donna intuisce. La donna porta il bambino nella propria carne: è connivenza, complicità con la vita! Quindi, sì! “La radio è femminile!”: apposizione di un titolo traperfetto.

La società globalizzata e paranoica sta cercando di trasformare l’uomo semplicemente in spettatore, numero, consumatore. Fortunatamente esistono prodotti dell’attività artistica quale “La radio è femminile!” che ci comunicano: «Esiste un altro tipo di persona: la persona che si ribella, che non salta a comando. Ed è la persona libera che pensa e che ama…»… d’altra parte amore e senso di libertà, vanno perfettamente d’accordo.

È doveroso il seguitamento di questa opera o, meglio ancora, di questo “incontro amoroso” che non sarà mai identico, proprio come accade agli amanti che non si ameranno mai due volte allo stesso modo.

 Claudio Gardenal

Monfalcone, aprile 2021

Missa Solemnis In Gloria Dei

Gabriele Saro, talento irreprobabile e spirito libero. La sua vasta produzione lameggiante è la cifra di una personalità artistica che non si sottrae alla sfida incessante verso orizzonti parlanti… e nel 2017 conduce a compimento “Missa Solemnis In Gloria Dei” for choir, organ and orchestra: opera trinùzia, dal momento che sposa l’ampio celebrativo, il lirico ed il severo.

Incancellabile il mio approccio con il compositore quando presenziai all’esecuzione “dal vivo” dell’opera: Gabriele Saro, inspiegabilmente, mi obbligava da subito a ricercare punti di riferimento ai quali appigliarmi nel tentativo di classificarlo. Ma perché ero in questo stato di costrizione per la sua compositura sacrale? Dovetti necessariamente approfittare dell’esperienza perché mi assalisse il sovvenire: solo chi dà prova d’essere compositore raffinatissimo ti fa obbligo, inizialmente, di “questa ricerca”. E così, abbandonando ciò che forse poteva essere mera curiosità, senza altro indugio, salutevolmente capitolando, gli riconobbi la sua squisita, accurata, fine identità.

“Missa Solemnis In Gloria Dei”… non solo il carattere “mediterraneo” della partitura ma anche la disposizione degli “elementi” che costituiscono la composizione, esaltano il rapporto con la religione, rapporto prorompente, balioso, prosperevole ed anche colmo di trepidanza… trepidazione al pari del “Kyrie”: “apertura” sommessa come se stesse nascendo da un indescrivibile cuore silenzioso della terra.

Freschezza e vivacezza nell’espressione vocale e nella tavolella timbrica dell’orchestra: pare un modello di regia da grande schermo, totalmente suasiva per qualsiasi riguardatore, dal più competente al più neofita. Gli “slittamenti” lenti struggono il cuore che è nel pieno rigoglio quando l’aura di antico lo attraversa; un’alba fervorosa ti scopre il petto quando l’armonia prende il sapore tardo-romantico schietto; un vento vulcanale ti attraversa quando il “testereccio” invade l’orchestra; il maestoso ti sferza, ti vivifica… note traboccanti d’ogni ricchezza che paiono in attesa del nostro stupore per balzarci dentro come sorgenti festose.  Le voci, perfettamente adeguate ai loro ruoli ed alla scrittura virtuosistica di Saro, vanno a braccetto con la rigorosa attillatezza sonora: invero, il maestro Gabriele, disegna una lettura di grande potenza espressiva.

Non si può non prestare attenzione a due elementi robustosi e veraci nell’immaginativo saroiano: l’efficacia persuasiva e la visione feerica. L’interprete che si accingerà ad affrontare questo valore eterno di Saro, dovrà quindi cogliere ed evocare i di lui elementi forti ed autentici: se l’interprete crederà ai sentimenti di candidezza, elevazione e spiritualità che questa opera presuppone, degna di fiducia sarà anche la sua interpretazione.
Gabriele Saro vive nel segno della comunicazione fluente con il pubblico di tutti i continenti.

Claudio Gardenal

Monfalcone, gennaio 2021

SGS

SGS, ovvero Sandro Gallina e Gabriele Saro, sono un fiume limpido che fluisce risolutamente in nuove e nuove molteplici manifestazioni di sentimenti, di pensieri. La loro è una saporosa convergenza di mondi musicali che si ascoltano e dialogano rispettosamente. Nell’omonimo album, abbordando argomenti che racchiudono le grandi vibrazioni del nostro mondo ed un Inno che “cammina” con solennità ed elevatezza di stile, hanno “imprigionato” immagini aurorali di alto spessore emotivo. La voce del M° Sandro Gallina addobba le composizioni di panneggi pienamente riusciti: “procede” con accuratezza fra movimenti ariosi, tenui ricami “vintage” e melodie vocali allaccianti. Il sopreccellente arrangiamento del M° Gabriele Saro abbiglia con leggiadria Per Non Dimenticare ed Ora Sono Con Te; mi si conceda di crogiolarmi almeno a due delicature: nelle note ogniqualvolta fanno a rimbalzello con gentilezza e fioritezza maestrevoli; nella sapiente capacità architettonica della batteria, usata come un delicato, sensibile staccio attraverso il quale passare e vagliare, di attimo in attimo, tutti i colori delle due esecuzioni. Il trafèro argomento di Per Non Dimenticare [la tragedia del Vajont: strage che si poteva evitare] è affidato ad un testo intuitivo, fruitivo e spianante, cosicché, per “vedere” e doverosamente custodire nello scrigno della memoria, non abbiamo bisogno di alzare in alto la testa. Magnificente il “passaggio” descrittivo-emozionale affidato alla chitarra.

Per il secondo brano, un “complice” entra a far parte del loro alato rapporto collaborativo: viene chiamato ad agghindare con le parole questa… “melodia vagabonda” le cui note fruscianti sono incessantemente pronte ad irrobustirsi per dilargare il senso del tempo. Ora Sono Con Te… una donna ed un uomo cantano la poesia della vita: amano il mondo, hanno fede in esso, e sono incapaci di considerarlo un’insidia od un inganno. Accordo dopo accordo, parola dopo parola, Ora Sono Con Te è una sfida vinta grazie all’estrema lucidità di visione e ad antichi ma sempre nuovi vertici d’intensità: amore è totalità. Une Lûs… il ricordo del papà… membranza in lingua friulana. Il figlio [il M° Sandro] si esprime in modo conciso: il testo è “ritornante” ed inconsumato, la coniugazione verbale ancìpite. Invero pare che l’autore riesca ad accompagnarci solo fino alla porta del suo luogo sacro interiore e, da lì, prima di prendere congedo, desideri renderci manifesto il vòlito del suo cuore. È così? Se sì, allora dovrà la tenerità del nostro sguardo sulla prima luce del giorno, come guardassimo con compiacenza e desiderio attraverso gli interstizi del quieto parapetto di una terrazza animante, proclamare: «È la morte che esce sconfitta dalla vita!».

L’arrangiamento del M° Gabriele è caleidoscopico, melodioso ma non “leggero”: la “materia” sonora, infatti, è densa e ricca di riverberi semantici. Sono difficili da decifrare, all’interno di questo orizzonte espressivo suttìle, i circa ottanta secondi di percussioni severe: arrangiamento dinamico, e desideroso di trascegliere immagini, che ha deciso di “altercare” felicemente con la raucedine più fascinosa dell’universo rock? I “rumori creativi” ed il coro, voci familiari profumate di azzurreggiante albore, che continuano a mulinare con grazia intorno al cuore di Sandro, avvincono per quella vulnerabile delicatezza che giunge a “scrivere” quello che davvero vuole dire. Inno del Palio dei Borghi di Fagagna. Gabriele e Sandro hanno creato una composizione musicale profondamente inserita nel solco del palpitante mirrare ed acutamente cosciente del nostro tempo: sfavilla la purezza di intenzioni cui viene naturale accostarsi con familiare tenerezza. Anche in questo brano, “il complice” [l’autore delle parole di Ora Sono Con Te] si è adoperato per la colmatura del musico “orciòlo” gaetto e robustoso, anzitempo realizzato. Il M° Gabriele Saro ha messo a disposizione qualche frammento dei suoi appunti riguardanti il colloquio avuto con l’autore del testo che ha dichiarato: «Raccogliendo il saluto dell’albeggiante musica di Gabriele e Sandro, sono entrato nella dimora di tutte quelle creature… mi sono prontamente tolto i calzari dell’invadenza, della banalità, della superficialità, della retorica, delle melensaggini… perché Fagagna è il territorio sacro dell’amore… e nel territorio sacro dell’amore si deve camminare in punta di piedi».

Claudio Gardenal

Monfalcone, maggio 2020

Passion

Sto scrivendo qui ed adesso, mentre il mio cuore posa incoercibilmente i suoi passi sulla via di un luogo sacro: partecipevole, nel suo cammino, è la Passione… “Passion” di Gabriele Saro.

“Passion” manda i suoi aromi in ogni dove, penetra, avviluppa, si sposta in libertà, mesce, scende per discacciare l’elemento tecnico del linguaggio musicale e, con subitezza, sale a sublime poesia proprio perché qualcuno ha qualcosa da dirmi… da dirci… ed io devo, devo saper ascoltare. Gabriele, con questa sua musica, così ci sta speranzando: «L’amore è vostro!».

In grande quantità la Passione scorre nella squisitamente accurata, e traboccante di raffinatezza, scaletta a quattordici brani che il vivere inàlbano. Tutto è poetizzante, ma proprio tutto… persino la successione dei titoli: proviamo ad inanellarli subitosamente? Ecco fatto:

«Con la tua Complicità, Aura Celeste,

Abbracci Poesia e Soffio di Sguardi Rubati.

Quando diventi Impeto,

nel Pensarti nascono Rivelazioni,

nello Sfiorarti germogliano Silenzi

e nella Malinconia è sublime Sognarti».

“Passion” è un “prodotto” di notevole spessore compositivo. C’è, lungo tutta l’opera, un senso di esattezza, scrupolosità, precisione che incantano. Gabriele Saro continua a dare alla propria musica il massimo grado di bontà e perfezione: è colorista prodigo e non un solo secondo è voluttuario. Creando “Passion” ha creato un gioiello di eutimìa. Sono “pagine” rare, mature, convincenti e fertili che quando “vanno via” continuano a ringraziarti.

Francesco Pinosa, Andrea Del Piccolo, Gabriele Saro: cosa succede quando tre grandi musicisti lasciano scorrere senza freno un tal sapere musicale, una così profonda e ricercata “esercitazione” di stile? Avviene che la loro “lingua”, universalmente compresa, assurge a patrimonio dell’umanità.

Claudio Gardenal

Monfalcone, marzo 2020

Sunsets 1

«Sunsets (1)»… i «Tramonti» di Gabriele Saro, che pare colgano di sorpresa tutte le aree della tastiera del pianoforte, destano il mirifico, lauto canto di ciascun giorno allorché s’immerge nelle gemme della sera… canto sempre diverso per agògica, dinamica, colore. L’esecuzione mirabolante di Andrea Del Piccolo, del ricco tessuto pianistico, mette in evidenza cieli che aspettano, colori profondi che un serafico disordine affratella, luci adamantine che sfuggevolmente azzittiscono il ritmo di passi, di onde, di mormorii inquieti. Quando accanto a Del Piccolo “scende la percossa benefica” di Andrea Toffolini, ogni impurezza si dilegua e possiamo continuare a viaggiare nel petto di istanti che abbondano della purità di una pace rara in questo mondo che ha tanto spazio.

Musica voluttuosa nella quale l’annodante centellinata suggestività del violoncello di Francesco Pinosa ed il violino dalle cangianti “movenze” di Gabriele Saro sembrano… giocare a nascondino dietro tinte senza tempo: sono desiderosi di eternare il volto del mondo, vogliono raggiungere gli occhi aperti dei sogni più belli per impedirci di spegnere nel cuore la luce del nostro cammino. Gabriele, come hai fatto a racchiudere in oricànni paradisiaci cotante intermittenze capaci di unirci tutti tutti… in questo itinerario di «Tramonti»? Le relazioni sonore, l’elegante e modellato fraseggio, l’incedere narrativo del pianoforte, l’ottima sintonia tra musicisti che sanno ricavare i giusti colori, fanno sbocciare, in «Sunsets (1)», fiori inaspettati e sconosciuti, gonfi di profumo rapinoso… mondificante…: attraverso essi cammineremo, dimenticando ogni fatica, e di “tramonto in tramonto” li coglieremo uno ad uno.

Claudio Gardenal

Monfalcone, febbraio 2020

Sunsets 2

Gabriele, varcato il «ponte oltre l’arcobaleno», scorgi che va roteando, tra i baci del “tramonto” «sul Ponte di Brooklyn», il tuo cuore libero… ed ecco una piena di parole… le “tue parole”… che sono musica accarnante: «… e urlo di gioia, perché il mondo è qui e io ci sono, ci sono dentro e vivo». Magnificente è divenuta la vita, negli spazi sconfinati e nelle autentiche perle di «Sunsets 1»!, quindi pensavo che Gabriele Saro ci avesse già rivolto un tenero, rispettoso, lussureggiante saluto augurale o di commiato: mi sbagliavo. Troppo frettolosamente stavo tirando a secco la mia barca. Gabriele aveva già preso in mano il nostro frutto trattenuto e prestamente ci ha fatto attraversare il mare di una polifonia elegante, trasparente, che trascende il tempo: “Sunsets 2“. Che munifica conversazione sonora vivificante!, in questi “Tramonti”! Di traccia in traccia traluce una grazia delicata, ma penetrante, giustapposta a sequenze intense che urgono. La freschezza, la unitezza e la vitalità di invenzione sono il segno della maturità stilistica raggiunta da Saro.

Il ruscellare delle dita di Andrea Del Piccolo, che “scivolano” ineffabilmente sugli ottantotto tasti, sono… ora voli che bisbigliano segreti… ora raffiche di lirico vento che dicrollano i cieli cangianti incessantemente pronti per ognuno di noi.

Che il violoncello di Francesco Pinosa avanzasse sovranamente lungo le direzioni determinate era, ed è, un favoloso tesoro racchiuso nelle opere di Saro ma che imporporasse spazi così liberi, percorsi apparentemente non tracciati, ti esorta a pensare che quasi quasi vorresti godertelo in compagnia unicamente delle persone che hanno il desiderio ardente di abbracciare l’infinito.

Gabriele Saro ed il suo violino: la cavata è chiara, trasparente, spontanea e schietta… ha un andamento armonioso… rotondo come rotonda è la terra. Nel registro grave, attraversa le collane della sensualità; inorpella questi cieli veglianti con il suo fraseggio rapente; meravigliante “a vedersi” il suo seducente mordente.

Nel panorama della globalizzazione sonora è rarezza poter ascoltare qualcosa di tale fervore, brillanza ed ondeggiamento: invero c’è la firma dell’amore, dell’amore di Gabriele Saro che è in grado di creare musica, musica sempre più prodigiosa e ricca di fascino.

Claudio Gardenal

Monfalcone, febbraio 2020

Sensations

Invero la musica «bisogna farla»: “Sensations” risuscita, anche in ambito professionale, quell’antica prassi di intrattenimento colto. In tutti i brani si ode il respiro di Saro e, questo Saro, ci conquista, ci riempie l’intimo del petto con il fuoco immacolato dell’amore… il cuore viene portato via dal profumo della commozione, dai petali delle speranze immense, dal tumulto febbrile della Libertà. Andrea Del Piccolo, Gabriele Saro e Francesco Pinosa, magistralmente ci vengono a raccogliere. Sanno che ci aspettano pupille colme di Beatitudine che vegliano sulle sorgenti dissetanti, tocco di baci che ci fanno sostare accanto alla Grazia, vento d’Allegria ed istanti di sublime, delicato, tormento del  nettàreo canto di Domani.

Del Piccolo, Saro e Pinosa, presenza umana che coinvolge e vera guida all’ascolto del dono che l’anelito di Gabriele ci ha voluto affidare, ricchi della più alta creatività e virtuosità, imprimono in noi “Sensations”, ovverosia la luce, l’aria, il cielo e le radici, che diffondono Delicatezza, Brividi e Nostalgia, dattorno a questo fiume di Sensazioni sempre pronto per una nuova età. Le cascate rugliano Tormenti insieme a note d’Incanto per poi testimoniare la bellezza sua suprema dell’Immobilità incorrotta. Ah… quanta interezza nello scorrere fra le rive della vita: Accordo tra la spuma fremebonda, vibrante, e l’acquietante giardino che tutto lenisce; Contrasti di tenere ed inutili lotte; Rimpianti di non aver sempre saputo cogliere la verità e le gioie di voler pagare il giusto prezzo. “Sensations”, non poteva non fluire nel mondo della Serenità. Auspico che queste “pagine” dalla fattura ricercata, impegnativa, mai banale, trovino posto sui leggii ove si insegna la musica.

Claudio Gardenal

Monfalcone, gennaio 2020

Attestazioni di stima e affetto

“Debiti di gratitudine che si pagano con una vita… all’altezza”
Claudio Gardenal